(Biel, Berna, 1878 - Herisau, Appenzell, 1956) scrittore svizzero di lingua tedesca. Per molto tempo si guadagnò da vivere esercitando in Svizzera e in Germania i più umili mestieri (tra gli altri, quello di domestico in un castello), che tralasciava per scrivere poesie e brevi prose d’arte; ma frequentò anche ambienti artistici e letterari. A Berlino scrisse di getto tre notevolissimi romanzi autobiografici (I fratelli Tanner, Geschwister Tanner, 1907; L’assistente, Der Gehülfe, 1908; Jakob von Gunten, 1909), caratterizzati da una visione enigmatica e lenticolare del comportamento umano e dei rapporti intersoggettivi. Deluso dal mancato successo e vittima di gravi crisi depressive, tornò in Svizzera e dal 1929 visse in una clinica psichiatrica.W. fu un maestro della forma breve, del microcosmo espressivo: nelle sue piccole prose ritrasse con scrittura trasognata avvenimenti comuni e tuttavia misteriosi della vita quotidiana. Sia i Poemetti in prosa (Dichtungen in Prosa, 5 voll., 1953-62, nt), sia le novelle (La passeggiata, Der Spaziergang, 1917, nt) e le Poesie (Gedichte, 1909, 1921, 1944, nt) lasciano intravedere, dietro un senso idillico della vita, un’attenzione mista di ironia e di candido, minuzioso terrore per le contraddizioni dell’animo umano. Subito compresa nella sua modernità da scrittori come F. Kafka e R. Musil e da critici come W. Benjamin, l’opera di W. è stata in seguito rivalutata, e viene oggi considerata la più significativa della letteratura svizzera del Novecento.